Code Vein è un esperimento interessante, ma purtroppo non molto ben riuscito, nell'unire Dark Souls con l'immaginario anime giapponese.

Nel gioco interpreteremo il nostro protagonista senza voce totalmente personalizzabile (e qui va spesa una parola per fare i complimenti all'editor dei personaggi che è il migliore che abbia mai visto) nell'aspetto e nello stile di combattimento. Il Protagonista è un redivivo: un immortale costretto a nutrirsi di sangue umano per non impazzire. Unico problema? Il sangue scarseggia.

Inizia quindi il viaggio del Protagonista alla ricerca di una sorgente di gocce di sangue in modo da salvare la "umanità" dall'estinzione a causa della follia.

La trama è rovinata da questa estetica da fantasy giapponese di quarta categoria. Solo nella sinossi abbiamo: vampiri immortali folli che, in seguito alla fine del mondo, devono vagare per cercare fonti di sangue fresco combattendo con enormi spadoni tra di loro e con i demoni che ora camminano sulla terra.
Un tipo di stile che si ripete ovunque nel gioco: nella scrittura banale che fa del "potere dell'amicizia" il modo di vedere i rapporti "umani" del gioco, o nell'estetica del vestiario e delle armi improbabili.
Insomma è un gioco che vuole essere serioso e toccante, ma per un target di quattordicenni appassionati di anime di seconda categoria. Se lo siete apprezzerete.
Altrimenti a furia di signorine svestite dal seno gargantuesco troverete sempre più insopportabile tutto ciò che non riguardi uccidere i mostri.

Perché sì, il gameplay è salvabile e anzi ha qualche idea anche molto interessante.
Come creare un sistema di classi cambiabili sul momento (evitando quindi di bloccare il giocatore in una build per tutto il gioco) o i "doni": abilità attivabili che vanno imparate e sono composta da buff/debuff o combo di attacchi particolari.
Inoltre tutto il gioco, di default, si svolgerà portando con se un compagno di viaggio gestito dall'IA che aiuterà il giocatore nei combattimenti e anche nell'esplorazione, anche se in maniera marginale.
Per il resto lo stile è quello tipico dei Souls: attacchi leggeri, pesanti, schivate e parry.

Ma il punto di forza di Code Vein è il level design.
Sicuramente più chiuso e lineare di quello di molti soulslike dimostra comunque una grandissima cura alle tematiche di ogni area e ai percorsi e alle sfide secondarie affrontabili.
Ogni area maggiore del gioco ha infatti, all'incirca, un tema a cui sottostà: un mondo di sabbia che inibisce i doni del giocatore, uno di fuoco che fa perdere vita per esplorare, uno di ghiaccio sottile che si spezza camminandoci sopra e così via.
Ciò rende l'esplorazione per trovare equipaggiamenti e consumabili incredibilmente interessante poiché bisognerà sempre tenere a mente il livello in cui ci si muove.
Certo ci sono livelli riusciti molto meglio di altri e soprattutto livelli che non hanno esplorato a sufficienza, ma nel complesso è un insieme di aree sicuramente interessanti da un punto di vista delle meccaniche.

Peccato però che questi livelli, così originali per design estetico e di gameplay, siano riempiti sempre e solo degli stessi nemici dall'inizio del gioco. Nemici che si contano sulle dita di una mano se si ignorano i vari reskin. E in un gioco della durata di una 30ina di ore circa come code vein affrontare sempre gli stessi nemici è stancante.
Esplorare è piacevole: battere gli stessi corrotti tutto il tempo no.

Nel complesso è un gioco godibile ma non eccelso rovinato da un estetica che non può andare bene superata la pubertà e da una varietà di nemici estremamente insufficiente.

Reviewed on Aug 29, 2021


Comments