Non mi sarei aspettato nulla di meno da un gioco che sin dai primi trailer mi aveva stregato. Ho dovuto aspettare due anni prima di metterci le mani sopra, ma l'eterna e indissolubile pazienza mi ha temprato mente e spirito, preparandomi così alla battaglia senza fine di Sifu.

Sebbene possa apparire come un gioco semplice, con poche combo e nemici simili tra loro, Sifu riesce a sorprendere il giocatore con un gameplay fluido e appagante; stendere chiunque si ponga davanti a noi, uno dopo l'altro in un vortice di schivate, parate e contrattacchi alternati nel giusto tempismo, diventerà un guilty pleasure, grazie al quale sarà possibile, anche solo per una breve sessione di gioco, sentirsi estremamente potenti. Una droga senza effetti collaterali, in pratica.
Grazie alle ultime patch, sarà possibile scegliere con quale difficoltà approcciarsi al gioco: facile, originale o hardcore. Scegliendo l'opzione media, si potrà vivere il gioco così come era stato pensato inizialmente, ovvero con una curva di difficoltà molto ripida all'inizio, ma che, una volta padroneggiati certi meccanismi, col tempo diverrà quasi piatta; ciò significa che l'arduo impatto iniziale servirà da "terapia d'urto" per indirizzare il giocatore verso un'esperienza action il meno frustrante possibile, pur non scendendo a compromessi con la difficoltà generale.
Ciò che diversifica questo "beat 'em up" rispetto alla concorrenza è senza dubbio la meccanica dell'invecchiamento: in caso di morte potrai tornare in vita, ma con un'età avanzata; si parte a 20 anni e si otterrà un "game over" una volta sconfitti dopo aver superato i 70. Inizialmente potrebbero sembrare tantissimi 50 anni, ma per terminare la main quest sarà necessario svolgere tutti i livelli senza poter ringiovanire ulteriormente, salvo cancellare i progressi di una determinata zona, e ben presto ci si renderà conto che 50 "tentativi" sono esigui. Questa meccanica serve da deterrente: per poter padroneggiare adeguatamente Sifu sarà necessario avere pazienza e allenarsi costantemente, pazienza che è d'obbligo, in questo caso, se non si vuole arrivare a giocarsi più di metà campagna a 70 anni suonati.
Ogni boss di fine livello, il picco di difficoltà di ogni sezione, sarà specializzato in un particolare stile di combattimento e avrà un moveset sì punitivo, ma al tempo stesso leggibile e premiante per chi non agisce passivamente.
Di pari passo con il gameplay, se non a ritmo più elevato, viaggia l'art design del gioco, splendido e originale, che riesce a regalare al giocatore splendidi scorci di paesaggio, giochi di luci e di colori, con una potenza espressiva raramente riscontrata in altre opere di maggior rilievo mediatico. In questo senso, il terzo livello, quello del museo, rappresenta l'apice della potenza creativa di questo talentuoso team emergente.
Più generalmente, su PS4, a livello grafico il gioco è roccioso, molto fluido e costante, con solo qualche piccolo pop up a schermo durante le fasi iniziali dei livelli all'aperto, ma nulla di fastidioso.

I personaggi rilevanti all'interno delle vicende qui narrate sono pochissimi, si contano sulla punta delle dita, ma ognuno di loro possiede un'ottima caratterizzazione, talvolta con dei risvolti sorprendenti.
Peccato però che questo lavoro di approfondimento sui personaggi sia lasciato a se stesso, dato che non viene accompagnato da un comparto narrativo adeguato.
La storia di Sifu parte benissimo, in medias res, con un omicidio e un giuramento di vendetta del protagonista, in pieno stile "Kill Bill". Sostanzialmente però la storia finisce lì. Pochissime saranno le linee di dialogo del giovane lottatore, che sembra vivere le fasi della sua vendetta in maniera distaccata. Sarà possibile ottenere un diverso punto di vista sulla nostra "missione" tramite la raccolta di documenti o oggetti nascosti, che però porterà soltanto ad un true ending scontato e dimenticabile.
Davvero un gran peccato, perché l'unico fattore che vieta a Sifu di essere considerato un vero capolavoro indie è proprio questa pigrizia nella realizzazione della trama. Inspiegabile, sarebbe bastato davvero poco sforzo in più per ottenere tale risultato.
Non va dimenticato però che il cuore pulsante di questo titolo risiede nella sua anima da picchiaduro arcade, quindi la storia passa in secondo piano in questo caso.

Ad ogni modo, Sifu è un eccellente videogioco, brillante portabandiera della poco esplorata cultura cinese e assuefacente picchiaduro action. Se poi il tutto lo condiamo con un pizzico di elementi rouge-lite e di fasi esplorative, non può che uscirne una leccornia da non lasciarsi sfuggire.
La difficoltà potrà essere proibitoria, ma con l'aggiunta della modalità "facile" non esistono più scuse per non recuperarlo.
Giocatelo e godetevelo fino alla fine.

"That violence breeds violence! But in the end it has to be this way..."

Reviewed on Mar 18, 2024


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