Apprezzato:
-Stile. The Minish Cap è coloratissimo e molto diverso dagli altri Zelda 2D stilisticamente. Le particolarità di questo gioco vengono fuori principalmente quando Link si rimpicciolisce e può passare nei piccoli spazi, nei lunghi corridoio nella quale si vedono oggetti come castagne dalle proporzioni mastodontiche.
-Link rimpicciolito. La meccanica principale che distingue questo Zelda da tutti gli altri è che Link, tramite dei portali, è in grado di ridurre di molto le proprie dimensioni, scoprendo quindi un minimondo nella quale vivono i minish, dei piccoli gnomi. Questa meccanica caratterizza il gioco sia da un punto di vista artistico che del gameplay, diventa infatti essa fondamentale per l'esplorazione del mondo di gioco e trovo che sia implementata molto bene.
-Segreti. Questo gioco ne è pieno. Grazie anche alla meccanica delle fusioni, qui introdotta, oltre ad una quantità di segreti disponibili nel mondo dall'inizio, se ne aggiungono molti altri man mano che si procede con la storia e che si incontrano nuovi personaggi. Ho trovato questa scelta molto interessante e mi ha spinto ad esplorare. Le ricompense (ciò che si trova) sono, a volte, anche molto gratificanti e capaci di avere un impatto diretto più pesante del semplice cuore in più di vita.
-Strumenti. Considerando che si tratta di un gioco di 10 ore circa, la quantità di strumenti che viene fornita al giocatore è davvero elevata. Un altro aspetto molto positivo è il fatto che gli strumenti ottenuti in early game continuano ad essere essenziali in tutto il gioco (tranne forse solo lo scudo).

Non Apprezzato:
-Gestione Strumenti. Il problema principale di questo aspetto, che mi ha fatto storcere il naso più e più volte, è che è possibile avere equipaggiati solo due strumenti alla volta e che per equipaggiarne altri bisogna ogni volta mettere in pausa e cambiarli. Capirei anche la meccanica ma in uno Zelda, dove magari in un dungeon ti trovi ad usare anche 5-6 strumenti, diventa fastidiosa a lungo andare. Avrei magari sfruttato anche il tasto L, che non viene utilizzato nel gioco, per equipaggiare un terzo strumento.
-Bilanciamento boss finale. La difficoltà del boss finale è troppo sbilanciata rispetto al resto del gioco. Ciò che mi ha dato maggiormente fastidio è il fatto che sia composta da 4 fasi tra le quali non è neanche possibile salvare, ne avere un recupero delle risorse. Il gioco quindi ti costringe forzatamente a fare backtracking.

Conclusioni:
The Minish Cap non ha molte pretese, ma è comunque capace di intrattenere il giocatore e ridargli un po' quelle vibes percepite con il leggendario A Link to The Past. Il mio giudizio è molto positivo, è uno dei Zelda meglio impacchettati per quanto riguarda i dungeon e uno di quelli in cui ci si ritrova meno persi nel mondo di gioco, complice anche il fatto di avere un personaggio di supporto sempre pronto a fornire consigli. Consigliatissimo ai fan e non della saga.

Reviewed on Nov 24, 2021


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