Se riuscite a leggere questo testo, o quantomeno a riprodurre i suoni nella vostra testa, significa che molto probabilmente condividiamo lo stesso dolore.
Anche se mi piacerebbe, e non sarebbe una pessima idea un giorno approfondire il discorso, io non riesco a comprendere il giapponese, non so leggere né riprodurre la loro complessa ed evocativa scrittura ad ideogrammi. In un mondo in cui tutto è "internazionalizzato", ovvero in cui esiste la versione inglese di ogni cosa, trovarsi davanti un'opera che testardamente non vuole saperne di uscire dal suo guscio nipponico ed aprirsi al mondo è avvilente.
Dopo l'entusiasmante esperienza di Earthbound, le mie alte aspettative per il suo "tardo sequel" si sono dovute scontrare con il fatto che l'unico modo di comprendere ed usufruire al meglio tale gioco sia l'utilizzo di una patch amatoriale che traduca il giapponese in una lingua a me intellegibile.
E così, dovendo abbandonare l'idea di poter giocare ad una versione ufficiale localizzata con la supervisione del suo (unico) scrittore e creatore, ho intrapreso il mio ultimo viaggio nella Mother saga.

Mother 3, sin dai primi istanti di gioco, si conferma un flusso di creatività e abilità tecnica incessante, capace di spremere fino all'ultimo byte l'hardware ristretto del Gameboy Advance per ottenere uno dei più complessi e profondi JRPG per la suddetta console portatile.
Nonostante nel 2006 il Nintendo DS fosse già stato reso pubblico e avesse riscosso un successo clamoroso da tempo, Mother 3 non ebbe altre release al di fuori del GBA e ciò fu una scelta particolare, anche dovuta al fatto che il gioco era ormai in sviluppo da 6/7 anni.
La pixel art, che in un certo senso ha un aspetto retrò in confronto al prequel su Snes, è semplicemente perfetta, curata nei minimi dettagli e mai ripetitiva: nel gioco saranno presenti un sacco di NPC, ma ognuno avrà un design proprio, con animazioni uniche e personalità differenti, conferendo così all'opera una certa artigianalità, richiamata anche dal logo e dal tema principale dell'opera. Da ogni singolo pezzo di questo mondo relativamente piccolo, ma vivo e vibrante, traspare tutta la cura e l'amore infusa in questo progetto da parte di persone che avevano come obiettivo principale quello di creare un bel videogioco, che toccasse in egual misura i cuori di fan e neofiti, lasciando in secondo piano il ritorno economico e le logiche di mercato.
Tutto questo è coerente con i temi principali di Mother 3, che girano attorno alla ricerca della propria felicità all'interno del problematico rapporto tra natura e artificialità, artigianalità e produzione in serie. Ad inizio gioco ci viene presentato un contesto quasi utopico, che pare il perfetto good ending di una vecchia storia già conclusa, come una fiaba senza tempo... tuttavia, in seguito ad un traumatico incidente, tutto ciò verrà messo in discussione, e tra i pacifici abitanti di Tazmily inizierà a serpeggiare il dubbio di una vita migliore diversa da quella.
Divisa in capitoli, la trama di Mother 3 diventa più romanzata rispetto al passato, con tanto di colpi di scena e momenti memorabili, ponendosi come la migliore della serie.
La divisione in capitoli, però, ha anche i suoi lati negativi, quantomeno in principio, dato che saranno diversi i cambi di prospettiva, i quali renderanno più difficoltosa l'immersione nella storia e frammenteranno l'esperienza di gameplay. A controbilanciare questo piccolo problema, che almeno personalmente ha reso più faticoso portare a termine il gioco rispetto a Earthbound, ci pensa la nuova aggiunta al combattimento rpg a turni: il ritmo. Grazie alla eccellente e variegata colonna sonora, quasi ogni nemico avrà la sua traccia personale e, se si premerà a tempo il tasto di attacco durante il nostro turno, seguendone il ritmo si potrà infliggere un danno aggiuntivo al nemico, per un massimo di 12 volte. Questa aggiunta non solo è utile per superare gli scontri più difficili, sebbene non sia obbligatoria a tal fine, ma è anche molto soddisfacente, perché i suoni dei colpi aggiuntivi si inseriscono perfettamente nella musica di sottofondo, creando sempre nuove melodie piacevolissime all'ascolto che valorizzano anche le lotte più lunghe o noiose.
Inutile dire, dunque, che il sound design in M3 è incredibile: non c'è mai una ripetizione di suoni o ost e tutte quelle che ci sono sono bellissime e memorabili, dall'inizio alla fine, oltre al fatto che ciò abbia un ruolo importantissimo e influente nel gameplay.
Nonostante, come scritto prima, nel gioco siano presenti momenti tragici e cupi, il mood generale dell'opera è prevalentemente comico, opera nella quale la vena satirica di Itoi rimane sempre l'elemento distintivo, sebbene sia leggermente meno brillante rispetto ai precedenti capitoli. Intendiamoci, all'interno di Mother 3 sono presenti diversi personaggi che rimarranno a lungo impressi nella mente, tutti estremamente diversi tra loro, in nome della tanto ricercata inclusività voluta dall'autore, ma talvolta si finisce per vivere un "deja-vù" del passato, andando così a perdere un po' di "potenza artistica".

In poche parole, Mother 3 riesce, dopo più di una quindicina d'anni, a mantenere alto lo standard di bellezza e creatività proprio di una delle migliori saghe RPG di Nintendo, purtroppo caduta un po' nel dimenticatoio. Forse non sarà brillante come Mother 2: Earthbound, ma rimane comunque un mezzo capolavoro, di cui mi auguro che presto facciano una remastered o che venga inserita nel catalogo del NSO, in modo tale che possa essere giocata, apprezzata e amata da molte più persone.
Farewell, dear Mother!

Reviewed on Jan 15, 2024


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