Chants of Sennaar è un'opera artistica dal forte impatto socio-politico, capace di abbattere barriere all'apparenza insormontabili per diffondere il proprio messaggio nelle stanze di ciascuno di noi, indipendentemente dalle proprie origini e indipendentemente dalla proprie epoche storiche.

In un mondo simboleggiato da una enorme torre a più livelli svettante in un contesto desertico, di cui al nostro risveglio non sappiamo nulla, il nostro obiettivo diviene ben presto quello di raggiungere la vetta, nella speranza di scoprire le nostre origini e il nostro scopo. Nulla di specale, pare, ma c'è solo un grosso problema in tutto ciò: non sappiamo parlare, nè leggere, nè scrivere. Tutte le persone che incontreremo durante l'avventura, avranno un proprio linguaggio scritto in un proprio alfabeto, sempre diverso man mano che si sale; saremo dunque noi giocatori a dover tradurre parola per parola, osservando e ascoltando le loro abitudini.
Questa meccanica, che alla lontana ricorda "Return of the Obra Dinn", è ciò che rende unico CoS. Grazie all'abbondanza di situazioni diverse e all'attenzione per i dettagli disseminati nei vari livelli, risulterà piacevole ed appagante svolgere un lavoro che, all'apparenza, potrebbe risultare noioso per i più. Di avventure punta e clicca ne escono sempre meno oggigiorno, ma i ragazzi di Rundisc hanno avuto il coraggio di riproporne una ritoccando e modernizzando alcuni aspetti, tra cui l'aggiunta di alcune fasi stealth, purtroppo non troppo approfondite.
La logica dietro alla costruzione di ogni tipo di scrittura è molto acuta, tanto da far sembrare che dietro ci sia stato un lavoro svolto da filologi esperti.
Esteticamente il gioco è meraviglioso, le texture sono minimali ma dai colori vivaci e differenti a seconda della popolazione che abita la zona di turno. Le animazioni sono ottime, rifinite nel dettaglio per far comprendere al giocatore, senza lasciare dubbi, l'azione compiuta dall'npc e aiutarlo nella decifrazione dell'alfabeto. Certo, esiste qualche eccezione non molto elegante, ma si tratta di casi unici.
Chants of Sennaar possiede il merito di unire due linguaggi artistici nel migliore dei modi, ossia l'espressività del cinema con l'interattività del videogioco, dando vita ad un'opera che punta a sublimare i due media.
Si potrebbe parlare di un capolavoro... se solo non fosse così facile!
Sebbene all'inizio ci si trovi disorientati dinanzi al nuovo tipo di gameplay, nucleo dell'intera esperienza, una volta padroneggiate le meccaniche di base e imparato alcuni trucchetti, il giocatore riuscirà ad avanzare per inerzia; tradurre glifi diverrà sempre più semplice e a volte non ce ne sarà manco bisogno, in quanto il gioco lo farà (quasi) in automatico. Sono consapevole che creare tanti linguaggi autonomi e a sè originali sia molto complesso, ma sarà impossibile non notare una certa pigrizia nel riproporre costantemente determinati schemi logici nei puzzle. Inoltre, come accennato in precedenza, le fasi stealth risultano superficiali e le IA dei nemici non all'altezza del resto del gioco. Peccato, si è persa un'occasione per creare qualcosa di veramente importante.

Al di là di ogni criticità, Chants of Sennaar è una perla indie che va assolutamente giocata, perché saprà dare emozioni uniche e far riflettere il giocatore su diversi aspetti della sua quotidianità e non solo, tramite un innovativo gameplay che tenta di rinvigorire un genere ormai appassito.
Che sia un'allegoria del mondo umano nella sua totalità o una denuncia più specifica, mirata all'industria videoludica chiusa in fazioni e prossima alla crisi collettiva, lo scopo di questo titolo è la creazione non di ponti, ma di scale, le armi più efficienti per combattere i freddi muri grigi.

Reviewed on Feb 07, 2024


Comments