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17 hrs ago


Fioriel is now playing Lisa: The First

1 day ago



Fioriel completed Lisa: The Painful - Definitive Edition
Lisa: The Painful è un giavellotto d'acciaio incandescente scagliato a tutta forza verso il giocatore, nelle cui più profonde viscere penetra e si contorce, amplificando il dolore man mano che la storia progredisce.
Esistono tanti videogiochi capaci di colpire nell'animo, magari tramite l'esplorazione di tematiche personali o risvolti narrativi che aumentano l'empatia verso certe scene, ma mai come in questo caso burattino (il protagonista) e burattinaio (il videogiocatore) condividono la stessa anima, nella - quasi assente - gioia e nel - frequente - dolore.

L'intricata e complessa trama di questo indie, sequel spirituale di "Lisa: the first", ruota attorno a Brad Armstrong, un uomo burbero, solitario e dall'oscuro passato, che vedrà sconvolgere la sua vita in seguito alla scoperta di una neonata abbandonata in un mondo post-apocalittico, in cui follia e depravazione hanno avuto la meglio su ragione e umanità; Brad decide dunque di "adottarla" per tenerla al sicuro, ma, diversi anni dopo, questa ragazzina verrà rapita. Il protagonista, uomo ormai divenuto vecchio e stanco, deciderà di intraprendere un lungo viaggio per, a suo dire, trovare la giovane e salvarla dallo sfruttamento del mondo.
Ciò che colpisce maggiormente di tutta questa drammatica epopea è proprio la caratterizzazione di Brad, che per il suo ruolo nella narrazione dovrebbe essere considerato un eroe, e probabilmente è proprio quello che crede di essere, ma se osservassimo con uno sguardo più distaccato il susseguirsi di eventi e scelte, capiremmo quanto in realtà dovrebbe essere considerato alla stregua dei più beceri villain, e ciò si riflette parecchio sulla vita di tutti i giorni, su quanto sia relativa la barriera che separa il bene dal male. Quanto diritto abbiamo di decidere anche per i nostri cari cosa sia giusto o sbagliato? Non è la stessa "protezione" una forma di violenza? Oltre a questi concetti, il protagonista di LTP viene presentato come un uomo estremamente fallibile, un drogato, una persona che fa di tutto per farsi detestare ma che, al tempo stesso, pretende l'amore e l'affetto di chi gli sta intorno.
In sostanza, Brad siamo noi!
Chi per un aspetto e chi per un altro, troverà parecchia affinità con un personaggio di fantasia, colui il quale sarà chiamato a compiere diverse scelte morali che, per quanto non avranno ripercussioni sulla storia, saranno drasticamente importanti a livello di gameplay; in questo modo non è tanto il gioco a soffrire, ma siamo noi, persone reali, a subire le conseguenze delle NOSTRE scelte. E non si parla di cose di poco conto, ma di eventi che porteranno a interi rimescolamenti delle strategie messe a punto dall'inizio del gioco.

Lisa: The Painful, a differenza del suo predecessore, si presenta come un gioco di ruolo a turni occidentale, con piccoli elementi platforming, parecchio ispirato nelle meccaniche e nell'assurdità di certi combattimenti ai capolavori di Shigesato Itoi, ovvero i Mother.
Sebbene le lotte in sè per sè siano molto basilari, con qualche piccola apprezzabile eccezione, a rendere il gameplay loop più vario e divertente ci pensano i nostri compagni di squadra. Il nostro party sarà composto, come in molti giochi di questo tipo, oltre che dal protagonista, da tre individui, che possiamo "arruolare" nel nostro team tramite o, semplicemente, un pagamento, oppure piccole quest secondarie a loro collegate. Il mondo di gioco sarà pieno zeppo di possibili componenti del party, quindi non solo potremmo spezzare la "monotonia" della quest principale andando a svolgere attività differenti, ma in più avremmo una maggiore personalizzazione dello stile di combattimento e delle tattiche di gioco. Ogni npc avrà le sue peculiarità, talvolta nonsense o esagerate, e sarà sempre un piacere intercambiarli per provarli in battaglia.
Altra peculiarità di LTP è la sconfinata lista di bonus e malus, che fortunatamente non bisogna imparare a memoria grazie ad un piccolo reminder durante le lotte, alcuni dei quali rappresentano status più classici come "rabbia", "ustione" o "sanguinamento", mentre altri si differenziano per il loro "realismo", come per esempio "ubriachezza", "astinenza" o "imbarazzo" e così via. Purtroppo però solo pochi sono gli status realmente importanti e più frequenti in battaglia, dunque non sarà possibile creare build ad hoc per sfruttare al meglio determinati malus o bonus.

Il comparto artistico di questo gioco mi lascia interdetto: se da una parte mi sento di lodarlo per la sua capacità di creare scene suggestive, talvolta anche molto disturbanti, con pochissimo materiale a disposizione, dall'altra parte non posso che mostrare un certo disappunto nel vedere una scarsa varietà sia di ambientazioni che di nemici. Una parte interessante di questo setting distopico era la presenza di creature (un tempo umane) mostruosamente deformate; si aveva dunque la possibilità di creare un proprio vasto catalogo di atrocità viventi in stile "Fear & Hunger", ma ciò non è avvenuto. I nemici diversi dai semplici umani incattiviti, anch'essi dal design non troppo brillante, sono troppo pochi e molti sono simili tra loro. Stesso discorso, con ancor più convinzione, va fatto alle ambientazioni che, ok che si tratta di un setting apocalittico in cui tutto è appassito, ma riproporre per 10 ore di gioco praticamente gli stessi asset con colori e filtri leggermente diversi viene a dar noia.
Fortunatamente, in questo caso, viene in soccorso il buon level design a distogliere l'attenzione del giocatore.

Tirando le somme, Lisa: The Painful è una perla rara che, sebbene sia imperfetta, nessun amante del videogioco in quanto arte dovrebbe lasciarsi sfuggire, anche se la difficoltà, pur regolabile, potrebbe risultare proibitiva per la maggior parte delle persone. Ma si sa, il fallimento fa parte della vita e tutto quello che possiamo fare, come il nostro Brad, è cercare di accettarlo, per il bene nostro e di chi ci sta intorno.

"You don't understand. I've been dead for 35 years. Today is the day I live."

1 day ago


Fioriel finished Evil Twin: Cyprien's Chronicles
Giocare a "Evil Twin: Cyprien's Chronicles" significa vivere le ultime ore di vita di un pesciolino prima che venga pescato: inizialmente percepisci un buon profumo, ti intrighi, nuoti tutto contento, inizi a gustare pian piano l'esca... e poi, di colpo, finisce tutto; l'amo ti si conficca sul palato e vieni trascinato forzatamente a riva, luogo oltre il quale una lunga agonia precederà l'inevitabile fine di tutto.

In sintesi: questo piccolo platform di inizio epoca PS2, nonostante un inizio promettente, presenta numerosi problemi strutturali e di gameplay, sempre più gravi e invadenti con l'avanzare del tempo e, analogamente, persino una carenza di idee e un impoverimento del level deisgn.

Come ripetuto più volte, nei primi minuti di gioco assistiamo ad un incipit enormemente interessante, sia a livello di trama, che si proponeva essere una fiaba a tinte horror con tematiche e linguaggi adulti, sia artisticamente, grazie al tratto irregolare e distopico che contraddistingueva i personaggi e l'ambientazione.
Pure la musica iniziale, al tempo stesso infantile e tetra, aiutava il giocatore ad immergersi completamente nell'epopea di Cyprien, il giovane protagonista.
Tutto sommato un buon titolo, una perla nascosta made in Ubisoft, si penserebbe arrivati a questo punto... poi però, dopo poco, scoppia la bolla e viene fuori tutta la sporcizia.
La telecamera è il principale problema del gioco: la sua pessima gestibilità non permette di avere una buona visuale sul percorso da attraversare, arrivando talvolta alla totale occlusione della vista, che ci obbliga a procedere a caso, perdendo nel processo molte vite. Similmente odiosi i movimenti del protagonista, imprecisi e legnosi, che danno l'impressione di camminare costantemente su ghiaccio; questi non solo sono dannosi per le semplici parti in cui bisogna fuggire da un nemico o combatterlo, ma principalmente per le sezioni platforming, frustranti oltremisura.
Ipotizzando anche che tutti questi elementi possano essere soprassedibili, non svanirebbe comunque la sensazione di disagio nel giocatore che, oltre a esperire salvataggi corrotti e glitch di ogni tipo, più o meno influenti, spesso si troverà incapace di avanzare nella storia per il semplice motivo che... non gli si viene spiegato cosa fare. Non sempre le indicazioni del diario di Cyprien basteranno, quindi saranno frequenti, soprattutto nelle ultime sezioni di gioco, momenti in cui bisognerà compiere insensate azioni anti intuitive per aprire una porta, sconfiggere un nemico o risolvere un enigma, per poi procedere ad una sezione successiva con lo stesso problema.

Portare a termine Evil Twin è stata un'agonia che non augurerei a nessuno. Persino la storia, dapprima affascinante e misteriosa, si è conclusa in un nulla di fatto, privata del suo scopo originario.
Sembra che gli sviluppatori avessero in mente un seguito, poi cancellato da Ubisoft per le scarse vendite del primo, ma se la qualità sarebbe stata invariata... forse dobbiamo ritenerci fortunati.

6 days ago


12 days ago


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