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This review contains spoilers

vai tomar no cu aoi + vai tomar no cu quem encheu essa porra com sexo

This is what happens when Perfect Blue and Silent Hill make a baby.

Incrivel, nota infinitos infinitolhões

Na minha cabeça existe uma linha que Gran Turismo 4 ultrapassou e nenhum outro jogo de corrida conseguiu até hoje. Me fez apaixonar por carros, especialmente os alemães 🍷.
Todos que vieram depois se inspiraram nele de alguma forma, o auge de uma franquia que infelizmente foi decaindo.
Completar Le Mans 24h escondido e com medo do meu PS2 queimar foi uma das experiências mais legais que tive na infância.

Cheguei super atrasada para a festa, mas o importante é aparecer e assim como muitas pessoas se surpreenderam com Hi-Fi Rush, eu não poderia ter outra reação não é mesmo?

Quando fiz uma análise sobre Sunset Overdrive, uma das primeiras coisas que comentei foi sobre as questões de jogos serem divertidos e como precisamos de títulos que pegam o antigo padrão e, aqui temos mais um exemplo perfeito do que é repetir esse mesmo padrão sem perder qualidade.

O jogo te chama para a diversão sem se importar em ser apenas um "jogo", ele não quer te fazer refletir, chorar e muito menos dizer que mudou sua vida, na verdade, tudo o que Hi-Fi quer é ver você aproveitar a batida, os combos e os personagens clichês.

Apesar de extremamente chamativo e carismático, o jogo sofre bastante com a duração, o que faz as 3 horas finais serem bem mais chatas que o necessário, mas isso também não tira a qualidade de cada ambiente, desafio e chefe.

Mesmo não sendo meu lançamento favorito do ano, Hi-Fi Rush entra facilmente na lista de jogos que pretendo voltar para dizer 'oi' uma vez ou outra no decorrer da minha vida, coisa que nos dias atuais são bem raros se contar a quantidade de lançamentos e a nossa falta de tempo.

não dá pra descrever em palavras a história, suspense, terror, ansiedade que esse jogo dá conforme você vai lendo, é simplesmente muito mas muito bom

tematicamente perfeito, o medo a tensao e o suspense são insanos demais, exposição no ponto certo e deixa vc paranoico pra krl

carro com ar condicionado
tem o melhor tema da franquia

Se con "Rebirth" la saga di Amnesia aveva segnato un grande ritorno alle origini, nelle meccaniche survival e nelle tipologie di puzzle, con "The Bunker" si è deciso di prendere una strada diversa, meno narrativa e più focalizzata su un gameplay di stampo rougelike.

Come suggerisce il titolo, Amnesia: The Bunker è ambientato in un rifugio sotterrano di una trincea francese durante la prima guerra mondiale. I soldati superstiti sono attaccati da due fronti: i tedeschi da una parte, una bestia infernale dall'altra. Ogni tanto sarà possibile raccogliere note e pagine di diario che descrivono alcuni aspetti della vita in trincea, ma la storia non verrà approfondita ulteriormente, lasciando i fan del franchise per la prima volta a bocca asciutta.

Interessante, tuttavia, si dimostra il game design. Per quanto inizialmente possa sembrare il classico horror "alla Amnesia", ben presto, una volta raggiunta la "hub centrale", ci si accorge della novità: l'obiettivo finale - ossia la fuga dal bunker - è molto vicino, ma per attuarlo sono necessari diversi oggetti da raccogliere, in stanze diverse di partita in partita, stando attenti a non finire tra le grinfie della temibile bestia che si cela nell'oscurità, che potrà spuntare dal nulla in qualsiasi momento in stile "Alien Isolation".
Soprattutto se giocato ad alte difficoltà (cosa non consigliata per il corretto apprezzamento di questo gioco in blind), la possibilità di venire divorati da un momento all'altro, unita ad un sistema di checkpoint manuale e ad un sound design degno di nota, instillerà nel giocatore un costante alto livello di ansia per la maggior parte dell'esperienza di gioco. Come horror funziona egregiamente, ma a conti fatti non riesce a garantire tanta varietà, in quanto il nemico è uno solo per tutto il gioco e i modi con cui puoi superare un ostacolo, a differenza di quanto sbandierato dal gioco stesso, sono parecchio guidati e non lasciano spazio all'inventiva.

Nonostante ad ogni playthrough i codici e i percorsi varino, non trovo alcun motivo per cui dovrei rigiocare a The Bunker, dato che non ci sono extra interessanti o finali completamente diversi da sbloccare compiendo determinate azioni. Per questo il gioco fallisce in parte su ciò che si era prefissato di essere, ma rimane comunque una apprezzabile esperienza horror da giocare in periodo di halloween.
Consigliato, ma con riserva. E soprattutto solo se in sconto.

Cocoon rappresenta, da un punto di vista artistico, il miglior videogioco nel panorama indie, condividendo questa posizione con pochi altri esponenti del calibro di Cuphead. Tante sono le ambientazioni di questo gioco, ognuna curata nei minimi dettagli, che si sovrapporranno e mescoleranno senza soluzione di continuità, rallentamenti o caricamenti di alcun tipo. Le numerose animazioni ambientali che si susseguiranno fluidamente senza sosta ad ogni nostro progresso forniscono a Cocoon un'inaspettato senso di dinamicità e di vitalità, nonostante l'atmosfera "biopunk", quasi post-apocalittica, suggerirebbe il contrario.

Lo stile silenzioso e interpretativo di questo gioco è un marchio di fabbrica di Jeppe Carlsen, già autore di Limbo e Inside che, per l'occasione, abbandona il puzzle-platform 2D per abbracciare un più ampio puzzle-adventure in 3D dagli sporadici toni action.
Sebbene, tuttavia, il lato creativo dell'opera sia ineccepibile, quello narrativo non riesce a impressionare e a stimolare alla riflessione il videogiocatore; essendo il protagonista di questa avventura una specie di insetto, diviene difficile immedesimarsi in lui e comprendere le sue azioni, rendendo così la chiave di lettura di quest'opera molto più sfuggente.
Non che questo sia necessariamente un difetto, ma inevitabilmente crea un certo distacco emotivo tra il giocatore e il gioco.

Pad alla mano, Cocoon si dimostra un solido puzzle game, piacevole da giocare e con enigmi che sì sono mediamente facili e basati su una singola intuizione, ma al tempo stesso soddisfacenti da portare a termine, anche grazie ad un level design degno di nota.
Sinceramente avrei preferito vedere sviluppati questi puzzle in maniera decisamente più approfondita. La caratteristica principale di questo titolo era la possibilità di entrare in ed uscire da un mondo all'altro senza soluzione di continuità, creando delle strutture talvolta paradossali o a matrioska, in cui le varie mappe di gioco potevano essere mescolate e inserite dentro o fuori rispetto ad un'altra specifica mappa (tranquilli, è molto più complicato a dirsi che a farsi). Ebbene, Cocoon non riesce, se non alle battute finali, ad utilizzare questa caratteristica per creare enigmi intricati e risolvibili tramite più livelli di ragionamento. Occasione persa, che spero possa venire riparata tramite contenuti aggiuntivi o tramite il rilascio di un editor per la creazione di nuovi enigmi.
Nel gioco sono presenti anche quattro piccole bossfight, volte a spezzare la monotonia schematica che poteva affliggere la prima metà di gioco. Piacevoli, ma pure formalità.

Cocoon è un indie da giocare assolutamente e, soprattutto per chi possiede l'abbonamento al Game Pass, diventa un obbligo imprescindibile. Purtroppo non dura molto, sulle 5 ore lo si riesce a portare a termine, ma ne valgono assolutamente la pena.

Meus miolos estão simplesmente FRITOS ao finalizar esse jogo. Nunca tinha visto um jogo brincar tão bem com suas mecânicas de quebra-cabeças, talvez porque eu não seja uma pessoa que tenha tanta familiaridade com o gênero, mas a sensação que eu tive é que os organizadores tinham que criar um prêmio de "Best Puzzle" no The Game Awards só pra esse jogo, porque ele dá aula em vários aspectos possíveis.

Uma das maiores qualidades de Cocoon é saber apresentar bem as suas mais variadas mecânicas e possibilidades. Com isso, o jogador nunca se depara com uma situação em que a solução é algo que ainda não viu até o dado momento, e que teria que ter uma certa experiência prévia com outros jogos para ter o "clique" mental para desvendar a solução. O jogo faz isso tão bem, que não precisa de nenhum texto dizendo "aperte X para fazer isso ou aquilo".

A linearidade foi um fator super positivo, e se mostrou uma escolha extremamente acertada dos desenvolvedores, pois o jogador já vai ser bastante exigido nos quebra-cabeças, se ele tivesse que ficar fazendo o caminho de volta (backtracking) várias vezes para tentar desvendá-los, seria uma experiência muito mais frustrante do que divertida.

Definitivamente não é um jogo que eu chamaria de "fácil", e diria que é de um nicho específico que gosta de, vez ou outra, jogar um jogo que desafie e estimule o cérebro. Porém, acho que seja um jogo justo o suficiente para proporcionar um desafio considerável mas possível para qualquer pessoa. É um prato cheio pra quem gosta de jogos de quebra-cabeça (e de um certo "terror cósmico", eu diria).