Esteticamente uno dei migliori Zelda di sempre. Sarebbe potuto diventare il migliore gioco di zelda in assoluto, se solo non ci fosse stato il problema dei lunghi e inopportuni spostamenti in mare e delle hitbox non sempre precise. Poi il dungeon e il combattimento finale sono stati un po' deludenti, anche grazie al fatto che non hanno per nulla richiesto di utilizzare la feature caratteristica di questo capitolo, ossia la bacchetta dei venti. Peccato.

Adorabile punta e clicca dai toni horror e psicologici. Personaggi carismatici e interessanti, stile artistico peculiare e apprezzabile. Purtroppo l'eccessiva semplicità e il finale pasticcione dell'opera non permettono a Fran Bow di meritarsi un voto più alto di questo.

2003

Horror puro dalla trama intrigante, uno dei più terrificanti della sua generazione, partorito dalla mente del maestro Toyama (il padre di Silent Hill) per la gloriosa PS2. Geniale l'idea di rompere la tradizionale progressione della storia, passando da una narrazione lineare e consequenziale ad una intrecciata e "anarchica", passatemi il termine, in cui è il giocatore a scegliere in quali momenti della giornata giocare e con quale personaggio. Interessante poi il fatto che le azioni compiute in un livello influenzeranno il level design di quello cronologicamente successivo.
Come accennato in precedenza, in Forbidden Siren noi giocheremo dei panni di tanti personaggi distinti, che vedranno, nel bene o nel male, intrecciare i propri destini; sebbene ci sia un protagonista, le vicende di ogni persona verranno approfondite e trattate con la medesima cura, portando così il giocatore ad affezionarsi o compatire ogni singolo individuo in game.
Tutto molto bello... se non fosse per il fatto che si tratta di un videogioco ingiocabile. Movimenti legnosi, hitbox squilibrate, sistema di combattimento lento e sbilanciato (in senso negativo), carenza di checkpoint, enigmi illogici e proibitivi; tutto questo è solo una minima parte dei problemi che, un giocatore, deve affrontare in caso decidesse di portare a termine il gioco. Questo purtroppo rende Forbidden Siren - o Siren, che dir si voglia - inaccessibile alla maggioranza del pubblico ed è un peccato, dato che si tratta di un'esperienza unica e rivoluzionaria, che tutti gli appassionati di gaming (o dell'horror) dovrebbero vivere almeno una volta.

Grande rivelazione. So che arrivo in colpevole ritardo, ma non avevo mai giocato a questo grazioso, ma difficilissimo, indie.
Bastano poche lettere per descriverlo: ONE-SHOT.
Hai solo un colpo.
Con un colpo uccidi.
Con un colpo muori.
La pixel art che abbraccia Titan Souls è eccellente e insieme ad una colonna sonora quasi perfetta riesce a valorizzare ogni singolo momento di gameplay, sia quelli carichi di tensione che quelli calmi.
Peccato solo per la, relativa, carenza di contenuti, dato che in poche ore si riesce a terminare il gioco, e le challenge che si sbloccano in post game non aggiungono più di tanto all'esperienza.
Team molto talentuoso, che di recente ha sviluppato il suo secondo titolo, più conosciuto e anch'esso di grande valore, ossia "Death's Door".

Eccellente survival horror purtroppo dimenticato. Profondamente ispirato ai lavori di E.A.Poe e H.P.Lovecraft, questo gioco riesce nell'intento di instillare nel giocatore un senso di ansia costante e crescente, grazie a delle trovate di gameplay "Kojimane", che si burlano del giocatore manipolandone la percezione, e ad un sound design molto cupo.
Si potrebbe parlare per ore di Eternal Darkness, ma sarebbe un peccato spoilerare tante cose che si dovrebbero scoprire giocando. Consigliato a chiunque, soprattutto ai fan di Bloodborne, con cui condivide a grandi linee la storia.

Requiem Eterno per questa promettente software house, Silicon Knight, defunta anzitempo per cause di forza maggiore, tra cause legali e pedopornografia.

Giochino interessante, dimostrazione di come anche con poco budget, con un po' di fantasia, si possa tirar fuori qualcosa di apprezzabile.
Purtroppo la giocabilità è ridotta al minimo, cioè all'inserimento di parole chiave in una barra di ricerca per trovare video e tentare di ricostruire un caso di omicidio, che vede nella protagonista (e unico personaggio) la principale sospettata.
Adatto a chiunque, videogiocatori e non.

Due tra i più importanti esponenti della saga Spin-off di Shin Megami Tensei, riproposti in chiave rimasterizzata e con l'aggiunta dei dialoghi testuali in italiano.
La remastered di Persona 3, purtroppo, possiede come base la versione "Portable", che manca di alcuni elementi importanti come il controllo del personaggio nella parte non-rpg o le cutscene animate, relegando il tutto ad una semplice visual novel.
Ciononostante il gioco rimane godibilissimo in ogni sua parte, dimostrandosi in realtà come l'opera più matura della saga, dal punto di vista narrativo.
Persona 4, invece, possiede come base la versione "deluxe" del gioco, ossia "Persona 4 Golden". La remastered di questo capitolo non ha particolari difetti, tranne qualche sbavatura nella formattazione dei dialoghi.
Purtroppo, però, il gioco presenta un lato ruolistico più scarno rispetto al suo predecessore e un po' sbilanciato nelle prime fasi di gioco, che risultano incontrovertibilmente le più difficili.
Lo stile artistico è apprezzabile, soprattutto per chi, come me, adora il giallo accostato al nero.
Il vero scoglio da superare per poter completare questi giochi è la loro durata, indipendentemente dal livello di difficoltà scelto; essa infatti si aggira intorno alle 60/70 ore.
Proprio per questo non consiglio a tutti questa esperienza... ma se proprio insistete, dedicatevi solo a Persona 3.
E ora speriamo solo che esca presto il tanto atteso Persona 6.
Until then... farewell.

Wow.
Potrei finirla così la recensione. Gioco assolutamente inaspettato, sbucato fuori dal nulla alla fine di una conferenza Microsoft e rivelatosi come futuro candidato ai GOTY.
Una perla videoludica dal punto di vista artistico, in cui i colori accesissimi e lo stile cartoonoso fanno da padroni, e da quello di gameplay, in cui seguire il ritmo della bella colonna sonora è tutto, anzi, è l'unica arma che abbiamo per farci strada tra i nemici. Finalmente abbiamo tra le mani un gioco che osa discostarsi dalla sicura monotonia degli action/adventure story-driven o degli open world a tutti i costi, capace di fornire (relativamente) poche ore di divertimento assoluto, senza noiosi allungamenti di brodo. Finalmente pure Microsoft può vantare un'esclusiva di qualità, tale da far invidia a Sony e Nintendo.
Certo, Hi-Fi Rush non è un gioco perfetto e spesso inciampa sugli aspetti più semplici e banali, come il non poter skippare i dialoghi di trama, rendendo certe morti più punitive del dovuto, e la pessima gestione dei salti o, più in generale, delle parti platforming e in 2D.
Come era ovvio che fosse, la storia e la sceneggiatura si sono rivelati gli elementi più deboli di questo titolo, solo un pretesto per contestualizzare il gameplay e aggiungerne varianti. I dialoghi sono banali, sutpidi e imbarazzanti, con alcuni prevedibilissimi momenti da "american drama".
Però ci sta, non era quello il focus del gioco. Un po' meno perdonabile è la localizzazione in italiano, che presenta un doppiaggio sottotono ed errori grammaticali e sintattici nei sottotitoli (un po' va con l'APOSTROFO, NON L'ACCENTO!).

Ad ogni modo, gioco stra-consigliato a tutti: se avete un abbonamento Game Pass non potete lasciarvelo sfuggire, sarebbe un crimine contro l'umanità.

1993

A distanza di 30 anni dalla sua prima uscita, DOOM riesce ancora a divertire persino chi non aveva mai toccato il brand in vita sua, come me. Dinamico, appagante e con una buona dose di esplorazione, il capostipite degli FPS riesce nel suo intento di immergere il giocatore in un mondo caduto in rovina e a spingerlo ad ammazzare qualsiasi cosa che osasse muoversi anche solo di un millimetro, anche nel caso in cui il livello sia già stato portato a termine.
Ovviamente, come da ammissione del suo creatore, la trama è solo di contorno, ma devo ammettere che quelle poche righe scritte alla fine di ogni episodio mi hanno saputo prendere. Storia semplice, ma interessante.
Purtroppo alla lunga diventa un po' ripetitivo, viste le poche tipologie di nemici e alcune mappe molto simili, ma nel 1993 i mezzi di produzione erano decisamente inferiori rispetto ad oggi.
Sono felice di aver recuperato una pietra miliare della storia videoludica; ora capisco perché le persone vogliono tanto bene a questo brand e capisco anche perché all'epoca ebbe un successo clamoroso. Se fossi stato un ragazzino nel 1993, sicuramente mi ci sarei fissato pure io con questo gioco, specialmente con il versatilissimo editor delle mappe.
Nostalgia.

Avevo molte aspettative su Atomic Heart, nonostante fosse l'opera prima di un team indipendente. Purtroppo, molte di esse sono state disattese, quindi il voto ne ha subito le conseguenze.
Intendiamoci, non si tratta di un brutto titolo, anzi... AH è riuscito ad intrattenermi, sebbene non da subito, e a coinvolgermi sempre di più con l'avanzare del tempo, tanto da arrivare a farmi compiere qualche livello extra del tutto facoltativo.
Il problema risiede nei piccoli, ma numerosi, bug che mi obbligavano a caricare vecchi salvataggi pur di continuare a giocare. Ero arrivato ad un certo punto che avevo paura a muovermi perchè temevo di rimanere incastrato in un buchetto nel terreno e di dover ricominciare l'intero capitolo.

La direzione artistica di questo gioco è mastodontica, meritevole di una candidatura ai TGA... ma lo stesso discorso non vale per i dettagli, in cui la mancanza di esperienza degli sviluppatori ha svolto un ruolo chiave nel compiere certi sciocchi errori, che purtroppo rovinano l'immersione nel gioco.

La storia è semplice, ma funziona e non mancano colpi di scena sorprendenti. Però la sceneggiatura è pessima, tra personaggi totalmente inutili e dialoghi scemi. Si salva solamente P-3, il protagonista, che ho trovato molto ben strutturato.

Il vero punto forte del gioco, oltre al gameplay, è senza dubbio la colonna sonora, che mischia canti popolari sovietici a brani più elettronici e moderni. Il picco è stato senza alcun dubbio il livello del teatro.

Tirando le somme, come opera prima e indipendente, Atomic Hearts si tratta di un ottimo gioco, che fa ben sperare per la carriera di questa giovane software house.
Gioco consigliato a pochi, principalmente a chi ha amato la trilogia dei Bioshock, da cui viene presa tantissima ispirazione.

Cosa posso dire se non "stupendo"?
Meraviglioso sotto ogni punto di vista. Storia intrigante, finale eccezionale, sviluppo divertente e assuefacente. Ce ne vorrebbero molti di più di giochi simili.

Pazzo pazzo gioco. Divertente nelle meccaniche, ma pessimo nei comandi.
Nella remastered si può usufruire di una versione semplificata della gestione dei movimenti, ma non abbastanza da cancellare la sensazione di frustrazione nel comandare la katamari.
Nonostante tutto, il gameplay è assuefacente e riesce a farti divertire livello dopo livello. Più la tua katamari cresce, più la telecamera si allarga, permettendoti di scrutare nuovi elementi della mappa dapprima nascosti alla vista... in un certo senso, questo è anche un gioco di esplorazione e avventura!
Ultimo plauso va fatto alla colonna sonora, perfettamente in tema con le atmosfere assurde del gioco e molto piacevole all'ascolto.

Che dire del "patriottico" Vampire Survivor...
Sono rimasto folgorato da un gameplay fondamentalmente semplice, in cui esiste solamente un comando, quello del movimento. In un certo senso, si può dire che sia un gioco che si gioca da solo.
Pieno di armi, power up, modalità di gameplay, segreti, personaggi giocabili e nemici, ognuno dei quali possedente una descrizione unica, Vampire Survivors ha il grande pregio di riuscire a tenerti incollato al pad per ore ed ore senza mai annoiarti.
Altro aspetto che ho trovato interessante è il fatto che venga premiata la sperimentazione: più armi diverse usi, più abilità diverse acquisisci, più personaggi diversi utilizzi, più aumenta la probabilità che a fine run si sblocchi qualcosa di nuovo e interessante, come livelli, armi o personaggi. Ma non solo a fine run, anche nella run stessa è possibile, tramite certe combinazioni, far evolvere le proprie armi, in pieno stile Ratchet & Clank.
La trama in un titolo come questo è, chiaramente, secondaria e trascurabile, sebbene abbia degli spunti interessanti nella sua assurdità nosense.
L'unica, grossa, pecca di questo gioco è che in fin dei conti sia esteticamente antiquato e con un level design banale. C'è poca esplorazione all'interno delle mappe e, soprattutto in late game, diventa un po' frustrante dover rivedere sempre gli stessi pattern ambientali per tutta la durata di tutte le partite.
Fortunatamente, questo non basta per cancellare in me il ricordo di decine e decine di ore di relax e divertimento.
Consigliato a tutti, soprattutto agli italiani che potranno comprendere meglio le citazioni e i giochi di parole.

2022

Capolavoro dell'horror psicologico e chiaro esempio di come Arte e Videogiochi possano coesistere in un'unica "creatura".
Sviluppato da una singola persona su RPG Maker, Ib ha il grande pregio di non perdersi mai in lungaggini inutili, risultando così un gioco breve ma intenso e riuscendo a sorprendere il giocatore di continuo, con idee sempre nuove e incredibili colpi di scena.
Le opere d'arte di Weiss Guertena non servono soltanto da contorno estetico, ma sono parte integrante del gameplay e della narrazione quasi fiabesca della storia. Nulla, nemmeno il minimo dettaglio, in questo gioco viene lasciato al caso.

In conclusione, tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella propria vita questa perla preziosa del medium videoludico. Spero che con la sua nuova veste grafica e l'approdo su Steam e Swtich questo gioco ottenga finalmente la visibilità che merita.

Capostipite dei survival horror, fonte di ispirazione primaria per titoli come Resident Evil, Silent Hill, Eternal Darkness (etc), Alone in the dark è un videogioco dalla base ludica innovativa, che mescola elementi di avventura grafica, avventura testuale, action in terza persona e, talvolta, pure elementi platforming, creando così un genere tutto suo che avrebbe fatto le fortune di diverse case di sviluppo negli anni a venire.
Nonostante questo suo ruolo da colonna portante della storia videoludica, Alone in the dark è stato, ed è tutt'ora, pesantemente criticato da pubblico e critica per la sua eccessiva difficoltà, causata in parte da certe meccaniche non propriamente smussate, quali continui backtracking, combattimenti legnosi, movimenti lenti e alcuni bug. Molti dicono che sia invecchiato male, ma io non sono totalmente d'accordo. I problemi ci sono e sono evidenti, ma nonostante tutto mi son molto divertito ad esplorare la pericolosa tenuta Derceto e nello scovare i libri segreti dal contenuto romanzesco, veri e propri tasselli di una delle prime "lore" dei videogiochi.
Nonostante il gioco sia ambientato in un unico edificio, ogni stanza possiede un suo stile particolare, in modo tale da non annoiare mai il giocatore, che, al contrario, sarà sempre più incuriosito di scoprire cosa si celi dietro ogni porta chiusa; inoltre, ciò serve a farlo orientare perfettamente anche senza l'utilizzo di una mappa. Questo dettaglio, non scontato nei giochi moderni, è sinonimo di un ottimo level design.

Qundi che dire, val la pena giocare AitD nel 2023?
Sì, se siete amanti degli horror anni 70 o appassionati di videogiochi.
No, se preferite titoli più adrenalinici e non avete molta pazienza.